Nel segno di Eros


“…il secolo ventesimo ha rivelato un tipo di sincerità dell’artista che resterà come uno dei segni dello stile della nostra epoca. Roberta Filippi non indietreggia davanti a nulla. Dalle scene di dannazione fino alle scene di purezza… Il suo lavoro sta dentro il linguaggio della pittura, ella opera all’interno delle moderne problematiche dell’arte e della cultura europee… (J. Klintowitz, da “O Estado de Sao Paulo”, recensione per la personale al museo MASP di S.Paolo del Brasile).

“…La pittura di Roberta, ci conduce in quella zona segreta della nostra coscienza dove brucia il fuoco d’oro di Eros in riti solenni e abbaglianti”. (U. Moretti in catalogo per la personale “Maestro d’Amore”)

Il suo “Con Amore”, Roberta, rappresenta esatta-mente una mia profonda e intima fantasia, rappresenta, infine, me stesso…” (da una lettera di P.Restany).

Con tutta evidenza Roberta Filippi crede nella forza suggestiva, direi quasi suggestionante, dell’immagine pittorica. Anche se un certo simbolismo di violenza erotica, potrebbe rimandarci a fonti surrealiste e d’altra parte una certa presentazione violentemente immediata di brani d’immagine potrebbe rimandarci all’immediatezza iconica“pop”, tuttavia né una né l’altra la riguardano direttamente.
In realtà nelle tele più forti e impressive, direi che il riferimento va piuttosto ad esperienze d’immediatezza cinematografica e fotografica, per il taglio precario e subitaneo, relativo sempre ad un’azione. Che è poi esattamente un’azione crudele, violenta, d’aggressione, di minaccia almeno (metallo contro carne, ecc.).
Fra tanta e noiosa pittura espressionista di oggi, quella di Roberta è invece una pittura che crede nell’immagine come evidenza, come dichiarazione esplicita e fortemente suggestiva. Non confusa, non incerta nei suoi simboli, ma netta, chiara, senza mezzi termini, aggressiva nella sua evidenza. Nell’evidenza direi di una tensione psichica che coraggiosa- mente esibisce, dandole forza di immagine emblematica di una condizione non più soltanto individuale, ma collettiva, nel mondo che viviamo, violento, e crudele. (E.Crispolti, presentazione critica in occasione delle personali al Centro Di Sarro e al Museo MASP di S. Paolo del Brasile).