Pittura: Il Cerchio vivente dei colori


“…La sua qualità espressiva ha il privilegio del doppio sguardo, quello della immaginazione e quello della ragione, del controllo degli elaborati visivi. Così ogni quadro è un invito alla fantasia e al tempo stesso la traccia di un programma intellettuale, di una scelta totale di comportamento, estetico e morale…
Roberta punta direttamente ad un superamento dei confini della coscienza…I suoi polittici, hanno la densità di richiamo che è propria di certi misteri annunciati per accenni ed allusioni, la forza dei simboli, ma, ancora di più, delle melodie…” (D. Trombadori, presentazione per la personale “Virus e Galassie”).

“…Nelle pitture di Roberta…nel cuore stesso della forma pittorica, la multiforme presenza d’un eros poliforme…in rapporto con l’antico sogno di una essenza umana ricomposta… porta il riguardante a viaggiare sull’itinerario antico e moderno della critica dell’esistenza e dell’utopia della umana totalità” (A. Del Guercio, in catalogo per la personale “Maestro d’Amore”).

Per Roberta Filippi, dopo il “Narciso” e il “S.Sebastiano”, entrambi come rispecchiamento della soggettività, c’è ora l’ombra che la coscienza avverte e ascolta come altro da sé e pure identica a sé stessa, nell’ambiguità di una estroflessione del corpo o di un altro corpo che occupa il “vuoto” che ci circonda. Sensibili ancora a quell’”horror vacui” che è proprio della cultura occidentale, il nostro essere, secondo Roberta Filippi, scopre in questa evanescente presenza il proprio corrispondente, avverte sé stesso come ermafrodito, vi si trasforma e vi si realizza per riconoscersi “identico” nella diversità dell’altro. Qui è la pienezza, e poi il vuoto, nel reciproco alternarsi, “trascolorarsi”, che ci danno la consapevolezza del mutamento e della identità psicologica…”(V.Perna, dalla presentazione in catalogo: “Arte, il Pieno e il Vuoto”).